sabato 23 maggio 2009

The End


"Che cosa sono io per te, ora?"
Lui non si aspettava la domanda, "Sempre a sezionare tutto" pensò.
Il fatto che lei gliel'avesse chiesto lo metteva leggermente a disagio.
Era un bel po' che non si incontravano, che non parlavano per più di dieci minuti, che non respiravano la stessa aria.
"Non c'è una risposta" disse.
Lo sguardo di lei non tradì nessuna emozione, nè delusione. Se lo aspettava, in fondo, e una risposta diversa sarebbe stata una sorpresa, bella o brutta che fosse.
"Vedi, questo è un problema" sussurrò lei abbassando lo sguardo.
Lui non la guardava negli occhi, temeva di leggervi ulteriori domande, aspettative, richieste a cui non voleva più dover pensare.
Passò qualche minuto di un silenzio grave, pesante.
Era tardi, tra poco le luci del tramonto avrebbero striato il cielo tingendolo di rosso, come piaceva tanto ad entrambi.
Quanto ne avevano parlato, del tramonto, e quanto ogni tramonto aveva parlato loro l'uno dell'altra, quando erano lontani.
"Hai paura di perdermi per sempre?" chiese lui, come se stesse seguendo il filo dei suoi pensieri.
"Ho paura di averti già perso" rispose lei.
Poi gli fece un'altra domanda:
"Che rischi saresti disposto a correre per me? Perchè solo se vale la pena si corrono rischi, solo se c'è qualcosa di grande..."
Lo sguardo di lui ora era come congelato, lei non riusciva a vedere oltre il nero profondo delle sue iridi.
Attese qualche secondo, poi la guardò negli occhi e disse:
"Non c'è più niente, di grande..."
Ecco, lei ora aveva tutte le risposte. Era lì, quella sera, per cercare questa conferma, anche se inconsciamente avrebbe preferito una smentita, una improbabile, impossibile smentita. Le venne in mente la frase che era solita citare con convinzione: "Per ogni risposta che non vuoi sentire c'è una domanda che non devi fare."
In questo momento della sua vita, però, lei aveva bisogno di quella risposta, per quanto non fosse piacevole sentirla.
Gli ricambiò lo sguardo, senza cedimenti, senza lacrime, e disse, quasi sottovoce:
"Ciao amore mio grandissimo, io non ti scorderò mai"
Poi tacque, e rimase come in attesa.
Lui si alzò senza fretta, la guardò un'ultima volta in silenzio, poi voltò le spalle
e se ne andò.

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