venerdì 30 aprile 2010

Ghiaccio


Arrivò al parcheggio che il sole già cominciava a calare, tutto intorno distese di campi gialli, talmente gialli che sembravano ripassati con l'evidenziatore.
Spense il motore, aprì lo sportello e scese lentamente, richiudendo poi con decisione. Lui era in piedi di spalle, un sottile filo di fumo si alzava dalla sua sagoma in controluce sul cielo rosato.
"Ti ho cercato..." disse piano lei quando lo raggiunse, avvicinando il viso alla sua spalla e guardando nella sua stessa direzione.
"Sì, lo so."
Rimise la sigaretta in bocca e aspirò una lunga boccata, senza voltarsi.
"Non mi hai risposto..." continuò lei con lo stesso tono di voce, dolce, e quasi rassegnato.
"E' vero."
Irritata dalla sua immobilità, lei fece due passi e si andò a mettere di fronte a lui, coprendogli il sole che tramontava, e cercando il suo sguardo azzurro che lui volutamente teneva fisso in un punto lontano.
La luce rosata del tramonto sembrava mitigare tutto, come una sorta di anestetico che si potesse respirare senza rendersene conto ma apprezzandone comunque il beneficio.
Lei alzò dolcemente la mano destra, la posò sulla sua guancia e disse: "Guardami, per favore".
Lui abbassò lo sguardo fino a guardarla, alzando un sopracciglio come a dire "Sì? Parli con me?"
Lei aveva ormai capito che non poteva fargli discorsi profondi, spiegargli quello che aveva dentro, parlargli delle sue aspettative, che lui stesso aveva generato, e delle delusioni che costantemente raccoglieva quando cercava di ritrovare le sensazioni dei primi tempi. Ci aveva semplicemente rinunciato, tanto lui non capiva, e lei soffriva solamente. Ma non voleva rinunciare a lui.
Guardava i suoi splendidi occhi di ghiaccio e intanto, tranquillizzata dalla luce del tramonto, cercava di pensare a come comunicare con lui, a quali emozioni trasmettergli, a quante e quali possibilità aveva di raggiungere ancora il suo cuore, e di sentirlo vicino come era un tempo.
Lui non sostenne il suo sguardo a lungo, approfittando della sigaretta lo distolse e, dopo alcuni minuti di silenzio, si rigirò di scatto verso di lei chiedendo: "Quindi?"
Lei ebbe allora la precisa sensazione che nulla fosse trapelato della sua ennesima delusione, del suo senso di ingiusto abbandono, si sentì come qualcuno che scrive le sue ragioni in grande sul muro di un luogo deserto, dove nessuno le leggerà mai...
Si avvicinò alle sue labbra, in un istintivo desiderio di baciarlo, ma un attimo prima del contatto alzò gli occhi, vide l'azzurro di quelle due stelle fredde rimanere senza luce, senza il calore e la passione che ci aveva letto in passato...e si fermò.
Senza togliere la mano dalla guancia di lui distolse un attimo lo sguardo per ricacciare dentro una lacrima, e rigirandosi a guardarlo disse "Quindi...ciao, ci vediamo..."
Lui senza cambiare espressione, e senza accennare a muoversi le disse "Ciao, ci vediamo".
Lei si girò, raggiunse la sua auto, si sedette al posto di guida. Attese qualche minuto prima di accendere il motore, poi, piangendo, fece inversione e scomparve contro il cielo ormai viola.

venerdì 2 aprile 2010

C'è un filo...

Tutti sanno amare, poichè nascono con questo dono.
Alcuni praticano l'amore naturalmente,
ma la maggioranza deve apprendere di nuovo,
ricordare come si ama;
e tutti - senza alcuna eccezione -
hanno bisogno di bruciare
nel fuoco delle proprie emozioni passate,
di rivivere gioie e dolori, cadute e riprese,
fino al momento in cui sono in grado di intravedere
il filo conduttore che esiste dietro ogni nuovo incontro.
Sì, perchè c'è un filo.

P. Coelho

giovedì 11 marzo 2010

A te


A te che ho incontrato, anima splendida,
così vicina a me da poterla quasi toccare

A te che hai fatto vibrare tutte le mie corde
come un abile quanto sensuale musicista

Hai volato insieme a me per un tratto,
e quando inesorabilmente hai perso quota
ingenua ho creduto che un vento inopportuno
volesse portarti via, e che insieme a me
lo avresti contrastato

A te, che senza
più capire il senso del volo
che avevamo deciso insieme
mi hai lasciato senza una ragione
sola in mezzo a nuvole cariche di pioggia

A te, che entrato nei miei sogni vestito di stelle
hai voluto uscirne lasciando cadere il manto dorato
che io credevo far parte di te

A te che sereno ritorni al tuo mondo
del quale, illusa, mi sentivo parte,
A te che hai acceso una stella nel mio cielo
per poi spegnerla senza rimorso

Lascio la traccia di un amore sincero
e le mie lacrime per averlo sentito respinto

A te, solo a te,
per sempre.




sabato 30 gennaio 2010

Gatto



Ti avvolgi pigro su te stesso
al caldo,
sonnecchi soddisfatto,
sornione,
come un
gatto.

Sotto le mie carezze
ti svolgi dolce, piano
ricambi il mio calore
nel buio c’è il bagliore
degli occhi tuoi
da gatto.

D’un tratto reagisci, aggredisci,
fai male,
credendomi immune ti tocco,
ma graffi, ed arretro delusa
del gatto rivoglio
le fusa.

Ed ecco
con passo felpato
riponi gli artigli,
tranquillo
ritorni vicino,
mi abbracci
dolcissimo,

come un gattino.


venerdì 25 dicembre 2009

Buon Natale...


Buon Natale a te,
che inatteso e rapido come un temporale d'agosto
hai attraversato il mio cuore e i miei pensieri
per poi fuggire tutt'altro che in punta di piedi,
lasciando una traccia di amaro
che stento a cancellare...

Buon Natale a me,
che continuo a tenere gli occhi chiusi
a credere nel nulla e nei nessuno che incontro
a cercare un calore gemello
di quello che ho dentro...
Che male, ogni volta
scaldarsi a un fuoco freddo,
e doversi perdonare...

Buon Natale...

giovedì 22 ottobre 2009

Per te


Vorrei essere più luce
per le due stelle che porti sempre con te,
pretesto per il tuo sorriso,
porto per la tua nave quando il mare è in burrasca,
riflesso di luna sul mare quando hai voglia di sognare.
Mettiti in ascolto e il mio cuore ti parlerà.

17 ottobre 2009

domenica 13 settembre 2009

A te si giunge solo



A te si giunge solo
attraverso di te. Ti aspetto.

Io certo so dove sono,
la mia città, la strada, il nome
con cui tutti mi chiamano.
Ma non so dove sono stato
con te.
Lì mi hai portato tu.

Come potevo imparare il cammino
se non guardavo altro che te,
se il cammino erano i tuoi passi,
e il suo termine
l’istante che tu ti fermasti?
Cosa ancora poteva esserci
oltre a te che mi guardavi?

Ma ora,
quale esilio, che assenza
essere dove si è!
Aspetto, passano treni,
il caso, gli sguardi.
Mi condurrebbero forse
dove mai sono stato.
Ma io non voglio i cieli nuovi.
Voglio stare dove sono già stato.
Con te, tornare.
Quale immensa novità
tornare ancora,
ripetere, mai uguale,
quello stupore infinito!

E finchè tu non verrai
io rimarrò alle soglie
dei voli, dei sogni,
delle scie, immobile.
Perchè so che là dove sono stato
nè ali, nè ruote, nè vele
conducono.
Hanno tutte smarrito il cammino.
Perchè so che là dove sono stato
si giunge solo
con te, attraverso di te.

Pedro Salinas