Buon Natale a te, che inatteso e rapido come un temporale d'agosto hai attraversato il mio cuore e i miei pensieri per poi fuggire tutt'altro che in punta di piedi, lasciando una traccia di amaro che stento a cancellare...
Buon Natale a me, che continuo a tenere gli occhi chiusi a credere nel nulla e nei nessuno che incontro a cercare un calore gemello di quello che ho dentro... Che male, ogni volta scaldarsi a un fuoco freddo, e doversi perdonare...
Vorrei essere più luce per le due stelle che porti sempre con te, pretesto per il tuo sorriso, porto per la tua nave quando il mare è in burrasca, riflesso di luna sul mare quando hai voglia di sognare. Mettiti in ascolto e il mio cuore ti parlerà.
Io certo so dove sono, la mia città, la strada, il nome con cui tutti mi chiamano. Ma non so dove sono stato con te. Lì mi hai portato tu.
Come potevo imparare il cammino se non guardavo altro che te, se il cammino erano i tuoi passi, e il suo termine l’istante che tu ti fermasti? Cosa ancora poteva esserci oltre a te che mi guardavi?
Ma ora, quale esilio, che assenza essere dove si è! Aspetto, passano treni, il caso, gli sguardi. Mi condurrebbero forse dove mai sono stato. Ma io non voglio i cieli nuovi. Voglio stare dove sono già stato. Con te, tornare. Quale immensa novità tornare ancora, ripetere, mai uguale, quello stupore infinito!
E finchè tu non verrai io rimarrò alle soglie dei voli, dei sogni, delle scie, immobile. Perchè so che là dove sono stato nè ali, nè ruote, nè vele conducono. Hanno tutte smarrito il cammino. Perchè so che là dove sono stato si giunge solo con te, attraverso di te.
Era una stella, la mia stella, quella che avevi tra le dita. Tanto vicina al cuore da scaldarlo, tanto vicina agli occhi da richiamare una lacrima e tu, abbagliato dalla luce hai preferito chiudere gli occhi, aprire le mani e lasciarla cadere.
Ora vedi meglio, ora non senti più dolore, ma il tuo cuore è un po'più freddo, le tue mani un po' più vuote e lassù lontano, nel tuo cielo dove non vuoi piu guardare, una stella ormai lontana disperde la sua luce che era tua.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non si arrischia a cambiare la marca o il colore dei vestiti,, chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbaglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo quando è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicita'.
E ci risiamo, piccola barca testarda, ancora una volta ti sei trovata tra le onde alte, più alte di te, e ancora una volta non hai voluto rassegnarti. La corrente ti spinge via, ti sbatacchia come un fuscello, il mare prima in bonaccia ti scuote con forza improvvisa, potente, tu che non hai àncora, tu che non hai timone...Ma invece di assecondarlo, di lasciarti trascinare sperando in un miracolo che ti porti in salvo, lotti con le tue misere forze, ti opponi alla decisione di lui che ha voluto burrasca, non importa se questa ti potrà distruggere. Tu, piccola e tenace, ti aggrappi a quel piccolo pezzo di cima che ancora ti resta, e cerchi di cavalcare i flutti con il tuo minuscolo scafo, ti ergi col tuo candore come se fossi un'eroina davanti al nemico che prima era amico, e difendi quella che in realtà è soltanto la tua voglia di continuare ad esistere. Ma mia piccola barca, se il mare stesso che ti dà vita ha deciso di distruggerti, per quanto non ti sembri giusto, prima o poi dovrai soccombere. Lo so, non hai il cuore di farti tirare in secca, di allontanarti dal tuo grande amore che può darti morte, anche se questo garantirebbe la tua sopravvivenza, ma che vita sarebbe, per una barca, rimanere all'asciutto? Coraggio, piccola barca, io sono con te: provaci ancora, sola con la tua forza e le tue certezze, con il tuo grande cuore. Forse avrai ancora ragione di lui, forse lo convincerai, le onde si calmeranno e tornerà a splendere quel sole i cui riflessi sull'acqua del tuo mare sono per te la cosa più bella che esista.
(in una serata di tristezza e sconforto può venir fuori anche questo...)
Risalgo il fiume, calcio sassi per allontanare il ricordo di un brutto sogno, per scacciare cattivi pensieri. Cerco la fonte alla quale mi sento d'appartenere, come se io fossi acqua pura che scende e, un momento dopo, pioggia che l'alimenta. Ne sono parte e partecipe e da essa non posso allontanarmi, ed esiste solo l'oggi, niente domani nè ieri, conta che questo momento non passi troppo di fretta, o che non divenga troppo freddo e l'acqua ghiacci nella tormenta. E se scendessero lenti dal cielo fiocchi di neve saprei aspettare un altro modo, un altro momento o forse un piccolo raggio di sole che sciogliendomi mi riporterebbe da lei. E se venisse il caldo e tutto inaridisse aspetterei la stagione delle piogge per parlarle di viaggi lontani, di come mi manca la sua acqua di cristallo, di come una piccola goccia di pioggia si tramuti in fiume e capisca qual è il suo posto nel mondo.
"A cosa pensi?" Lei spostò lo sguardo accorciandone la portata fino a farlo arrivare sugli occhi di lui, che la guardavano con un'aria a metà tra il curioso e il divertito. "Pensavo...alle stelle" "Ma è ancora chiaro, non ci sono stelle ora" "Non è proprio così, amore, ci sono sempre, solo che ora lo splendore del sole ne copre la luce, e non ci permette di vederle..." Mentre diceva così i pensieri non smettevano di correre nella sua mente. Quante volte capita che un evento, una cosa più urgente, o più importante, nasconda decine, centinaia di altre cose che hanno sì la loro modesta importanza, ma che scompaiono dietro ad un alone di luce più potente...E allora per noi è come se non ci fossero più, sono sempre lì, soltanto che non le vediamo...Ma quando il sole tramonta, quando la luce più forte si affievolisce fino a venir meno, eccole le piccole stelle, che timidamente si fanno rivedere, con la loro tremula fiammella che non ha mai smesso di brillare. E ci fa quasi piacere, vedendo quelle tenere lucine, poter riposare un po' gli occhi dalla luce accecante dell'astro principale, quello che sì, ci permette di vivere, ma che a volte ci abbaglia, e ci scalda più di quanto vorremmo. Lui ora guardava lontano, rifletteva sulle parole di lei, e intanto si godeva il cielo che cambiava lentamente colore per il calar del sole. Lei si avvicinò a lui fino ad avvertirne il calore, e lasciando sfuocare lo sguardo disse: "E' come il tuo amore per me..." "In che senso?" chiese lui con un filo di stupore "Nel senso che ci sono stati eventi nella tua vita talmente grandi, talmente importanti, che si possono paragonare al sole, ed il tuo amore per me, che pure non si è mai spento, è la lucina di una timida stella...tenace, ma non abbastanza forte perchè tu la veda sempre. Solo quando la tua vita ti dà tregua, rallenta un po', allora torni a vedere quella luce, torni a vedermi..." "Vieni qua, stellina..." disse lui passandole un braccio intorno alle spalle. Lei continuò assorta nel suo ragionamento: "E invece per me è un po' il contrario...Vedo il mio amore per te come una cosa talmente grande, una luce talmente potente, che spesso mi sembra che non ci sia nient'altro, nella mia vita, tanto da temere che se questa luce dovesse spegnersi la mia anima possa restare al buio...e invece dovrei vedere le piccole stelle che sicuramente ci sono, e brillano...ma per me questo sole non si spegne, mai..." Si lasciò abbracciare volentieri, per un lungo minuto, il sole era ormai calato. Gli diede un bacio, leggero, e gli sussurrò all'orecchio: "E' proprio così, tu sei il mio Sole, ed io la tua Stella..." Lui schiuse le labbra in un dolcissimo sorriso, quasi involontario. Chiusero gli occhi entrambi per un attimo per sentirsi tutt'uno, per immaginarsi soltanto luce. Poi si alzarono, si scambiarono un lungo abbraccio, e si allontanarono in direzioni opposte.
Quando commettete un errore o vi sentite rifiutati avvertite un vuoto tremendo. E' tale la solitudine, che vi mettete a strisciare, implorando quella droga chiamata incoraggiamento, accettazione, e continuate a restare sotto il controllo degli altri. Come uscirne? Avendo ingerito quella droga, avete perso la vostra capacità di amare. Sapete perchè? Perchè non potete più vedere liberamente nessun essere umano. Vi limitate a prendere in considerazione soltanto il fatto che essi vi accettano oppure vi rifiutano, vi approvano o vi disapprovano. Li considerate una minaccia o un sostegno alla vostra droga. ...Dovete capire perchè non potete vivere senza il consenso degli altri. Volete amare gli altri? Morite per loro. Fate morire il vostro bisogno degli altri... ..Se non dovete più difendervi, da qualcuno, non avvertite la necessità di scusarvi. Nè di dare spiegazioni. Non dovete far colpo su nessuno. Sorvolate su quanto si dice o sipensa di voi. Non vi irrita affatto. Non vi preoccupa. Allora l'amore inizierà. Se io ho bisogno di te, non ti posso amare.
(A. DeMello - Istruzioni di volo per aquile e polli)
Lui non si aspettava la domanda, "Sempre a sezionare tutto" pensò. Il fatto che lei gliel'avesse chiesto lo metteva leggermente a disagio. Era un bel po' che non si incontravano, che non parlavano per più di dieci minuti, che non respiravano la stessa aria.
"Non c'è una risposta" disse. Lo sguardo di lei non tradì nessuna emozione, nè delusione. Se lo aspettava, in fondo, e una risposta diversa sarebbe stata una sorpresa, bella o brutta che fosse.
"Vedi, questo è un problema" sussurrò lei abbassando lo sguardo. Lui non la guardava negli occhi, temeva di leggervi ulteriori domande, aspettative, richieste a cui non voleva più dover pensare. Passò qualche minuto di un silenzio grave, pesante. Era tardi, tra poco le luci del tramonto avrebbero striato il cielo tingendolo di rosso, come piaceva tanto ad entrambi. Quanto ne avevano parlato, del tramonto, e quanto ogni tramonto aveva parlato loro l'uno dell'altra, quando erano lontani. "Hai paura di perdermi per sempre?" chiese lui, come se stesse seguendo il filo dei suoi pensieri. "Ho paura di averti già perso" rispose lei. Poi gli fece un'altra domanda: "Che rischi saresti disposto a correre per me? Perchè solo se vale la pena si corrono rischi, solo se c'è qualcosa di grande..." Lo sguardo di lui ora era come congelato, lei non riusciva a vedere oltre il nero profondo delle sue iridi. Attese qualche secondo, poi la guardò negli occhi e disse: "Non c'è più niente, di grande..." Ecco, lei ora aveva tutte le risposte. Era lì, quella sera, per cercare questa conferma, anche se inconsciamente avrebbe preferito una smentita, una improbabile, impossibile smentita. Le venne in mente la frase che era solita citare con convinzione: "Per ogni risposta che non vuoi sentire c'è una domanda che non devi fare." In questo momento della sua vita, però, lei aveva bisogno di quella risposta, per quanto non fosse piacevole sentirla. Gli ricambiò lo sguardo, senza cedimenti, senza lacrime, e disse, quasi sottovoce: "Ciao amore mio grandissimo, io non ti scorderò mai" Poi tacque, e rimase come in attesa. Lui si alzò senza fretta, la guardò un'ultima volta in silenzio, poi voltò le spalle e se ne andò.
Dice il maestro al guerriero, quando lo vede depresso: "Tu non sei quello che sembri nei momenti di tristezza. Sei molto di più. "Mentre tanti sono partiti, per motivi che non comprenderemo mai, tu sei ancora qui. Perchè mai Dio si è portato via uomini così incredibili, e ha lasciato te? "In questo momento, milioni di uomini hanno già rinunciato. Non si infastidiscono, non piangono, non fanno più niente. Si limitano ad aspettare che il tempo passi. Hanno perduto la capacità di reagire. "Tu, però, sei triste. E ciò dimostra che la tua anima è ancora viva."
...qualcuno di molto speciale mi dedicò tempo fa queste meravigliose parole...Grazie,ovunque tu sia
Dove riposano i miei pensieri se non da te, piccolo porto al riparo del mare, tra la bruma? La tempesta ha infuriato, ma no, ancora un'altra luna, non hai lasciato la cima Salda, anche se tesa, l'hai tenuta scorticandoti una volta di più le palme e le dita, in silenzio hai urlato il dolore, in fondo, laggiù nel buio cunicolo la voce echeggiava, destava, la veglia mi impediva di assopirmi per entrare nel sonno e dimenticare tutto al risveglio, e perderlo per sempre. Non sono parole degne di una regina, nè versi da giullare di corte, sono parole di ringraziamento a chi ancora una volta ha dimostrato di essere, più che sembrare, Nulla di più, nulla di meno.
Tra i vari modi in cui si può vivere quel dono meraviglioso che è la vita, c'è anche quello di chi la dà in gestione.
Un po' come si fa con i propri risparmi, quando si pensa di non essere in grado di gestirli senza fare spese avventate o investimenti sbagliati: allora li si affida a una banca, a un consulente, a una finanziaria, confidando in chi dovrebbe avere maggior perizia, o esperienza per amministrarli al meglio.
Si può decidere di consegnarli tutti, o di trattenerne una parte da gestire comunque in proprio, in caso di danni questi saranno limitati, mentre in caso di successo, questo varrà il doppio, per la soddisfazione di essere tutto dovuto alla nostra iniziativa.
Alcuni di noi fanno lo stesso con la loro vita, anche se non tutti consapevolmente.
Raggiunta la maggiore età, perchè prima non fa testo, lasciano che la propria vita sia gestita e decisa da altre persone: genitori, parenti, coniugi, datori di lavoro, figli, per alcuni anche amici, amanti, e spesso non si trattengono nemmeno una piccola parte per sè. Non una decisione, non un po' di tempo, anche quando ritengono di decidere in realtà è tale l'influenza di chi sta loro intorno che molto probabilmente, se fossero soli, sceglierebbero diversamente.
Il vantaggio è che se si è insicuri, si sta più tranquilli riguardo alla possibilità di "sbagliare". Lo metto tra virgolette, perchè in realtà penso che a volte poter sbagliare, nella vita, sia comunque un privilegio e un'opportunità, un segno di libertà.
Ma proprio come gli investitori a volte sbagliano nel gestire il nostro denaro, può succedere che queste persone che abbiamo scelto come "amministratori" del nostro dono prendano decisioni, anche in buona fede, che magari per loro sono giuste, ma che non si rivelano essere le migliori per noi. E del resto, che cosa pretendiamo? Gliel'abbiamo affidato noi, il nostro prezioso tempo, il tesoro più prezioso che abbiamo, e forse avremmo dovuto pensare a trattenere per noi quella famosa percentuale, quella che ci lascia lo spazio per sognare, per evadere, per avere un po' di tempo e un po' di vita che sia tutta nostra e di chi decidiamo noi.
E' così che dopo un po' di anni, visto che proprio come il denaro anche la vita finisce dopo un po' che spendi, quando ci viene naturale fare un po' di bilanci, e guardare indietro quello che è stato, non possiamo gioire completamente delle scelte felici, nè rammaricarci di quelle che si sono rivelate sbagliate; possiamo solo valutare se abbiamo azzeccato l'unica scelta che sia dipesa da noi: quella delle persone a cui dare in gestione la nostra unica e preziosa vita.
Altro mare ma con le stesse onde lo stesso profumo, le stesse emozioni Ti troverò mai?
Altro scoglio, altro porto altro sole, altra stella altro abbraccio caldo altro bacio morbido Ti troverò mai?
Altro cuore diverso ma uguale al mio altro sguardo profondo e sincero fino al dolore, altro vivere tormentato ma vivo, ardente, che bruci con me Mi troverai mai?
Ora che l'onda del mio mare si allontana che il mio scoglio si confonde nella nebbia non ho più porto, non ho più sole non ho più stelle Mi siedo sola sulla riva, e aspetto.
Una candida bandiera sventola affissa sulla cima della mia anima dopo tanto resistere, lottare, afferrare con le unghie, strappare con i denti ogni possibile piccolo brandello di te della tua anima mi sono arresa.
E guardo questo bianco stendardo seguire ogni capriccio del vento frenetico ma immobile, la sua asta piantata nel mio cuore Il suo movimento mi confonde sovrapponendosi all'alternanza di immagini che come diapositive di un tempo felice scorrono nella mia mente senza sosta
Potrà mai un candido drappo morbido con movimenti lenti ma costanti e decisi cancellare la lavagna affollata dei miei ricordi, dei miei pensieri, delle immagini di te che ho amato più di me stessa, ma che non ho potuto avere?
Cammino veloce sul marciapiede finalmente illuminato da un tiepido sole...sento il suo calore sulla pelle, la sensazione gradevole mi spinge a rallentare, chiudere gli occhi e girare un po' il viso verso l'alto... Non appena il velo delle palpebre mi nasconde la vista di ciò che mi circonda, inevitabili, mi arrivano le immagini di te, il tuo pensiero, la tua scia. Sono belli oggi, i pensieri, sarà merito del sole e del cielo sereno, sono talmente belli che sento il desiderio di fermarmi, per concentrarmi meglio, e incurante degli sguardi perplessi di qualche raro passante, approfitto di un basso muretto che costeggia un piccolo giardino, mi siedo e appoggio la guancia alla parete calda del muro adiacente...I miei occhi restano chiusi, e ora mi sembra di sentire un soffio di aria tiepida sul viso, vedo passare immagini di cielo, senza nuvole, e poi ci sei tu, vicinissimo a me tanto da sfuocare l'immagine, cerco lo sguardo che mi fa impazzire, immagino l'imminente contatto delle tue labbra, le tue mani che subito dopo percorreranno la mia pelle apprezzandone ogni centimetro quadrato, valutando i brividi leggeri che ti parlano del mio desiderio... La sirena di un'autoambulanza che passa nella strada adiacente mi scuote quasi spaventandomi, apro gli occhi e d'un tratto tutto scompare, mi serve un attimo per ricollocarmi nel luogo dove sono realmente, sola e appoggiata al muro in modo vagamente innaturale, tanto che mi alzo di scatto e riprendo a camminare, un po' intontita, con l'aria ebete di chi ha appena fatto un bellissimo sogno, e ne conserva il piacevole ricordo. Sono sola, sul marciapiede assolato, ma il pensiero di te non è andato via, mi accompagna dolcemente e so che lo farà per il resto della giornata. Non ci sei, ma ci sei, con me, sempre.